comunicazione PIEMME
Crisi del gas: la voce delle imprese
BONDAVALLI (CERAMICHE PIEMME): SENZA UNA POLITICA ENERGETICA LA RIPRESA VA IN FUMO
Il parere dell'Amministratore delegato dell'azienda di Fiorano Modenese
"In uno scenario di ripresa, il progressivo aumento del costo dell'energia può compromettere le strategie di sviluppo dell'intero comparto. Il nostro Paese deve dotarsi degli strumenti per risolvere la crisi, definendo finalmente una politica energetica coraggiosa" sottolinea Sergio Bondavalli, Amministratore delegato dell'azienda.
Quanto incide il caro energia sulle strategie dell'azienda? L'aumento dei costi è un nervo scoperto. Un trend in crescita che nel caso del gas assume i risvolti drammatici causati dalla crisi tra Russia e Ucraina. Per le aziende, come ha ricordato il presidente Bonomi recentemente, il costo dell'energia è passato in due anni da 8 a 37 miliardi. Sono numeri che da soli danno il quadro dell'emergenza che dobbiamo fronteggiare e che certamente le imprese non possono risolvere da sole. In un momento di ripresa sostenuta, ogni strategia di sviluppo nel nostro, come in tutti gli altri comparti industriali italiani, può risultare compromessa da questo aumento incontrollato dei prezzi.
Cosa manca oggi all'Italia per affrontare l'emergenza? Il governo italiano, per quanto proattivo, non è in grado di sostenere uno scostamento di bilancio delle dimensioni necessarie ad intervenire sui rincari per le imprese. Allo stesso tempo, al di là degli slogan, le fluttuazioni dei mercati e le incertezze geopolitiche sono fenomeni che si verificano su una scala globale e che richiedono l'intervento coordinato degli Stati. â¨In questo scenario si inserisce però una transizione energetica ancora tutta da disegnare, fatta per ora più di buone intenzioni che di soluzioni da applicare sul campo. È il caso, ad esempio, dell'idrogeno, che ha grandi potenzialità, certo, ma per ora non è ancora un'alternativa economicamente sostenibile al gas.
Il ritardo è politico o tecnologico? Probabilmente entrambe le cose ma al nostro Paese oggi manca soprattutto una seria politica energetica. â¨Nella cerchia delle aziende energivore europee, utilizzando il metano nei nostri cicli produttivi, eravamo convinti di essere delle best practice. D'altra parte si tratta di una fonte energetica che costa (costava) poco e inquina pochissimo. Oggi non è più così e bisogna correre ai ripari con soluzioni di lungo termine. Che dovrebbero, tra le altre cose, "depurare" il comparto produttivo dalle tossine prodotte dalle speculazioni finanziarie.
La finanza oggi ostacola l'impresa? Mi spiego meglio: non si tratta solo di trovare fonti energetiche alternative adeguate ma anche di rivedere lo stesso meccanismo che regola le quote di emissioni di CO2 escludendo dagli scambi quei fondi di investimento che hanno come unico obiettivo il profitto e contribuiscono quindi all'aumento dei prezzi. Oggi sulla borsa di Londra esiste un ETF che, cavalcando i temi della transizione energetica, scommette sull'aumento del prezzo del gas, possiamo quindi asserire che esistono dei prodotti finanziari che guadagnano a discapito delle aziende manifatturiere energivore; direi una bella spallata all'etica della finanza! Insomma, i nostri problemi richiedono programmazione e quella stessa capacità che stanno dimostrando le Associazioni Industriali italiane muovendosi con le loro proposte in accordo con le sigle sindacali per costruire un percorso di transizione ecologica credibile.
Quali pensate dovrebbero essere le prime tre azioni da mettere in campo per affrontare la situazione? Credo che sarebbe necessario un intervento immediato per affrontare l'emergenza della stagione invernale, come peraltro il Governo sta cercando di fare. Subito dopo però bisognerebbe ragionare seriamente su una seria politica di approvvigionamento del gas che contempli possibilmente più soluzioni: una ripartenza delle estrazioni metanifere italiane, l'aumento della portata del TAP, una ripresa dei negoziati con tutti i paesi esportatori di gas, anche liquido, da paesi come Algeria, Libia, Stati Uniti, Qatar. Come dicevo, Andrebbe poi rivisto nella sostanza il meccanismo che regola le emissioni di CO2 per mettere il freno alle speculazioni finanziarie. Dobbiamo essere coraggiosi perché non possiamo permetterci altre incertezze.
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