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23 Luglio 2010
Il "Cartello del Bagno": la posizione di ANGAISA

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Il "Cartello del Bagno": la posizione di ANGAISA

"La Commissione europea ha inflitto a 17 produttori di attrezzature per sale da bagno ammende per un totale di 622 250 783 euro per avere partecipato a un cartello di fissazione dei prezzi, riguardante sei paesi dell'UE. L'elenco delle imprese multate, nel quale figurano aziende ben note, comprende Artweger, Cisal, Dornbracht, Duravit, Duscholux, Grohe, Hansa, Ideal Standard, Kludi, Mamoli, Masco, Roca, RAF, Sanitec, Teorema, Villeroy & Boch e Zucchetti. Il cartello, che ha funzionato per 12 anni, riguardava prodotti quali lavabi, vasche da bagno, rubinetteria ed accessori da bagno. Essendo stata la prima impresa a fornire informazioni sul cartello, Masco ha beneficiato dell'immunità integrale dal pagamento delle ammende prevista dal programma di trattamento favorevole operato dalla Commissione. Cinque imprese si sono viste ridurre l'ammenda, a causa della loro probabile incapacità contributiva determinata dalle rispettive condizioni finanziarie.
"Le 17 imprese hanno fissato per 12 anni i prezzi delle vasche da bagno, dei lavabi, della rubinetteria e di altri accessori da bagno in sei paesi, la cui popolazione complessiva ammonta a 240 milioni di persone. Il cartello ha danneggiato imprese quali, per esempio, i costruttori edili e gli idraulici e, in ultima analisi, un grande numero di famiglie. Tuttavia, poiché l'obiettivo dell'applicazione delle norme antitrust non è quello di provocare la rovina delle imprese in difficoltà finanziarie, la Commissione ha ridotto le ammende inflitte a cinque di queste, portando l'importo ad un livello adeguato alla loro situazione. Le imprese possono essere certe che la Commissione continuerà la sua lotta contro i cartelli e che il livello delle ammende continuerà ad essere tale da scoraggiarle dall'adottare pratiche illegali", ha dichiarato Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione e commissario responsabile della concorrenza. Dalla decisione della Commissione risulta che, tra il 1992 e il 2004, 17 imprese hanno concordato il prezzo di vendita di attrezzature ed accessori per sale da bagno in Germania, Austria, Italia, Belgio, Francia e Paesi Bassi. Le operazioni di coordinamento si sono svolte nel corso delle riunioni di 13 associazioni nazionali di categoria in Germania (più di 100 riunioni), Austria (più di 80), Italia (65) e inoltre in Belgio, Francia e Paesi Bassi e nel quadro di contatti bilaterali. Il coordinamento si è concretizzato nella fissazione degli aumenti di prezzo, dei prezzi minimi e degli sconti e nello scambio di informazioni commerciali sensibili. Tali pratiche rappresentano violazioni molto gravi delle norme UE in materia di concorrenza e sono vietate dall'articolo 101 del trattato UE. Nel determinare le ammende, la Commissione ha tenuto conto dell'incidenza del cartello sulle vendite delle imprese, della natura molto grave dell'infrazione e della lunga durata del cartello.
Masco, impresa statunitense le cui principali controllate sono Hansgrohe e Hüppe, ha ottenuto l'immunità integrale nel quadro del programma di trattamento favorevole, in quanto è stata la prima impresa a fornire alla Commissione informazioni sul cartello. La Commissione ha inoltre tenuto conto della collaborazione di Grohe (Germania) e di Ideal Standard (Stati Uniti), riducendo ad entrambe le ammende del 30%. Eccezionalmente, le ammende di tre imprese sono state ridotte del 50% e quelle di altre due imprese del 25%, a causa della loro difficile situazione finanziaria. Complessivamente, dieci imprese hanno invocato l'incapacità contributiva: per valutare tali dichiarazioni, la Commissione ha preso in esame i più recenti rendiconti finanziari, i rendiconti finanziari provvisori relativi all'anno in corso e le proiezioni future, numerosi parametri finanziari che misurano la solidità, la redditività, la solvibilità e la liquidità delle imprese, nonché i rapporti con le banche e con i soci."
La notizia della sanzione comminata dalla Commissione Europea, di cui abbiamo riportato sopra un estratto del relativo comunicato stampa (ripreso nei giorni scorsi da diverse testate italiane e di altri Paesi europei) ha suscitato clamore e preoccupazione, dando luogo anche a qualche interpretazione errata, che potrebbe ingenerare dubbi ed equivoci.
In particolare, sul sito internet del "Messaggero", è apparso questo inciso:
"L'inchiesta ha stabilito che il cartello è stato deciso attraverso incontri delle 13 associazioni di commercio nazionali svoltesi in Germania (oltre 100 appuntamenti), Austria (oltre 80), Italia (oltre 65) e anche in Belgio, Francia e Olanda attraverso incontri bilaterali".
A tale proposito il Presidente ANGAISA Mauro Odorisio ha ribadito l'assoluta estraneità dell'Associazione (unica Associazione di categoria italiana della distribuzione idrotermosanitaria) rispetto a qualsiasi comportamento o iniziativa atti a promuovere o favorire l'adozione di pratiche illegali da parte dei fornitori.
"Qualsiasi coinvolgimento diretto o indiretto di un'associazione di commercianti, oltre che improprio, sarebbe francamente paradossale - sottolinea Odorisio - se si considerano gli effetti distorsivi che tali accordi hanno prodotto sul nostro Mercato, e che hanno danneggiato gravemente non soltanto costruttori, idraulici e famiglie, ma anche, innegabilmente e direttamente, le aziende distributrici".
Il Presidente ANGAISA ha stigmatizzato il comportamento delle aziende colpite dalla sanzione della Commissione Europea: "Sono sorpreso e amareggiato: abbiamo purtroppo avuto una ulteriore conferma del fatto che talvolta le azioni di alcuni importanti "attori" della filiera, anziché essere caratterizzate da un rapporto di trasparenza ed effettiva collaborazione con i propri tradizionali partner, si traducono in comportamenti commerciali spregiudicati ed estremamente dannosi per l'intero comparto".
Nel comunicato stampa, la Commissione Europea ha inoltre precisato:
"Qualsiasi privato o impresa vittima di un comportamento anticoncorrenziale, quale quello descritto, può ricorrere ai giudici degli Stati membri per richiedere il risarcimento del danno. Tanto la giurisprudenza della Corte quanto il regolamento 1/2003 del Consiglio ribadiscono che, nelle cause davanti ai giudici nazionali, una decisione della Commissione costituisce una prova acquisita del sussistere del comportamento e della sua natura illecita. Anche se la Commissione ha inflitto ammende alle imprese in questione, l'importo del risarcimento non deve necessariamente tenerne conto. La decisione sul cartello in questione verrà pubblicata sulle pagine del sito web relativo alla concorrenza della Commissione, non appena sarà disponibile una versione non riservata".




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