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ultimo aggiornamento 23/12/2024 ore 19:14




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17 Settembre 2014
Odorisio: il commercio its in Italia resta nella coda d'Europa. Bisogna puntare sulla comunicazione per battere la GDO

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Intervista a cura di GIancarlo Emanuel

Presidente Odorisio. Lei è reduce dal congresso Fest. Che è successo?
"E' durato tre giorni, a Monaco di Baviera. Nel confronto che si fa sempre tra le diverse entità nazionali è merso come fatto evidente che va sempre privilegiato il rapporto di filiera che deve esistere tra produttori, distributori e installatori".
E lei, per l'Italia, che ha potuto dire, che messaggio ha portato?
"Ho avuto l'impressione che quando si rivolgevano a me e annuivo, aleggiasse il sorrisetto che si scambiavano Merker e Sarkozy pensando a Berlusconi. In pratica si voleva quasi sottolineare che in Italia ci sono delle distrazioni piuttosto evidenti".
Siamo al centro del mirino?
"Sì, per la nostra situazione economica e finanziaria nei confronti dell'Europa: dove gli altri hanno situazioni di stallo o piccole crescite; e noi invece partiamo con il segno meno".
Ma è vero che gli altri stanno meglio?
"Sì. La Germania ha rallentato tanto e sta in un momento di crescita zero; però sta a zero, mentre noi siamo sotto lo zero. E altri stati che in passato erano meno brillanti di noi, hanno fermato discese vertiginose e vivono stati di lieve decrescita: ma tutto sommato galleggiano. Noi invece abbiamo solo dei meno davanti ai numeri".
E lei a tutela dell'Italia che ha potuto dire?
"Era una difesa quasi impossibile. Le cifre sono sulla bocca di tutti e non sono confutabili. Noi possiamo solo dire che stiamo comunque meglio di altri. Ma non si può certo vivere di rendita con queste premesse".
Qualcuno sta peggio di noi?
"A livelli assoluti, forse, ancora la Spagna e la Grecia: Sono cadute così in basso che, anche se hanno un piccolo rimbalzo stanno comunque lontane dai nostri standard. Ma ripeto, questo non ci può consolare. Noi abbiamo grossissimi problemi e prospettive poco ottimistiche. La realtà non induce a nessuna forma di ottimismo cosciente".
Ma gli altri che fanno, per stare meglio di noi?
"Ho visitato una azienda del nostro settore in Germania. Hanno un fatturato di 6 miliardi, dieci volte superiore alla migliore azienda italiana. E non è la più grande in Germania. Questo la dice lunga sul gap tra noi e gli stranieri. Lì ci sono dei colossi che si espandono sempre di più ed è per questo che alla fine le nostre aziende che sono notoriamente sottocapitalizzate e con scarsa possibilità di finanziarsi potrebbero essere ridotte a mal partito".
Parliamo del Cersaie. E' vero che c'è polemica perché ci saranno meno espositori?
"Sicuramente, se in Italia chiudono 12mila aziende all'anno, è evidente che l'edilizia ne avrà una buona parte. Ci sono anche grosse defezioni nel campo della distribuzione e il rischio è che anche nella produzione succeda lo stesso. Grazie a dio la piastrella resta un must italiano; ma comunque gli altri si stanno dando da fare. Rispetto a quindici anni fa le aziende di produzione piastrelle si sono dimezzate. L'export tira e le aziende così si salvano. Ma Spagna, Turchia, Egitto e Cina si stanno attrezzando ed erodono gran parte dei nostri mercati, in particolare quelli più lucrosi".
Quindi il Cersaie continua ad avere appeal? Non è una fiera sul viale del declino?
"Cersaie è in gran parte basato sull'estetica e quindi la fiera ha ancora la sua ragione di essere".
Quale è la situazione del commercio its in Italia?
"Si soffre maledettamente. Tanti fattori delimitano la diffusione o il benessere della situazione. Il credit crunch, primo tra tutti, ha tolto grande linfa ad aziende e consumatori. Non c'è più disponibilità o propensione all'acquisto. La possibilità di spesa del consumatore è ai minimi termini".
Parliamo infine del meeting invernale Angaisa in programma a Milano il prossimo 27 novembre. In una precedente edizione invitaste un gelataio, che è tornato di moda perché ha offerto un gelato a Renzi. Questa volta in che maniera pensate di alimentare la speranza?
"Sicuramente non offrendo gelati. La gente ha bisogno di altro. Gli obiettivi saranno puntati sulla comunicazione. Le nostre aziende sin qui sono state molto carenti, a differenza della GDO che ci ha battuti clamorosamente. Loro hanno saputo comunicare dando al pubblico l'impressione o l'illusione o la sensazione che acquistando da loro (pure nel nostro settore) ci fosse un guadagno o un risparmio forte. Ma loro vendono merce, mentre noi vendiamo servizio e competenza; e su questo bisogna insistere per far capire al consumatore che chi viene da noi riceve qualche cosa che non riceve dalla GDO. Se ci riusciamo, potremmo anche spuntarla in tempi brevi nei confronti di chi questo non lo può fare né ora né mai".

 




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