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17 Marzo 2020
Morlacco: il peggior finale

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Una lettera alle organizzazioni sindacali, alla Direzione Lavoro della Regione Lazio (area vertenze) e all’ITL Roma, inviata l’11 marzo scorso, ha tolto il coperchio a una pentola da tempo in ebollizione: Elettrica Morlacco chiude. Per essere più precisi: “apertura della procedura di licenziamento collettivo (…) per cessazione attività aziendale”.
Fine della storia, dunque, nel peggiore dei modi. Il sito Internet, ancora attivo, recita così: “Da 53 anni al vostro servizio”. Ora non più. Termina una gloriosa avventura e per 42 dipendenti, al momento, nessuna prospettiva, manco degli ammortizzatori sociali.
Da tempo la Morlacco era nei pettegolezzi del mercato elettrico: come preda possibile per i grandi gruppi in espansione. D’altronde la sua storicità e la sua radicazione sul territorio intorno alla Capitale potevano essere carte ottime da spendere in eventuali trattative. Di contro il numero oversize dei collaboratori. Se si pensa che alcune aziende ritengono che il rapporto tra collaboratori e fatturato sia 1 per un milione di euro, la Morlacco era assolutamente fuori dai canoni insensibili degli analisti.
Le voci di un possibile passaggio di proprietà si erano intensificate nell’autunno del 2019. A inizio di dicembre, secondo nostre fonti, il passaggio in seno al gruppo Megawatt poteva dirsi dietro l’angolo come ora ci conferma ora Alessandro Nicotera di Elettrolazio. “E’ vero, abbiamo provato a fare l’acquisizione e siamo arrivati a un punto molto avanzato. In principio di dicembre è iniziata la due diligence e stava addirittura per partire l’inventario del magazzino. Che avrebbe dovuto iniziare lunedì 16 dicembre. Il sabato pomeriggio precedente è arrivato invece il “Non se ne fa nulla” della famiglia Morlacco”.
Le parole di Nicotera evidenziano disappunto per il mancato raggiungimento dell’obbiettivo: “Non solo è finita la trattativa, ma dal giorno seguente siamo stati invasi di richieste da parte di dipendenti della Morlacco che chiedevano colloqui per essere assunti dal nostro Gruppo. Tutto questo è normale che succeda e di conseguenza tutte le risorse che abbiamo ritenute valide per i nostri piani di sviluppo sono state prese in considerazione. Ne abbiamo assunti una ventina. Ovviamente abbiamo valutato che ci fossero le condizioni per farlo in sicurezza. Non è detto che non accada ancora con qualcuno dei lavoratori ora, loro malgrado, liberi”.
Dunque, secondo Nicotera, c’è mancato davvero pochissimo perché la Morlacco finisse nel gruppo campano. Tutte le pratiche burocratiche utili alla cessione erano già state espletate.
Ma chi più di tutti ha dispiacere è il sindacato, per via dei 42 lavoratori ora davvero nei guai. Ne parliamo con Patrizia Rosini della FILCAMS Cgil segretaria per la zona Roma Sud, Pomezia e zona Castelli. “Sapevamo che l’azienda era in difficoltà economico finanziarie, c’era stato del ritardo nel pagamento degli stipendi. Da parte nostra era stata tentata l’apertura della procedura di mobilità  e chiesto di utilizzare ammortizzatori sociali per fronteggiare la crisi ma a fronte di una serie di incontri richiesti nulla di buono è successo. Si sono rifiutati di incontrarci”.
Ora il sindacato ha a cuore solo la sorte dei lavoratori: “Finora l’azienda, come ho già detto, è stata poco disponibile al dialogo – prosegue Patrizia Rosini -. Ma in futuro non potrà esimersi. Non capiamo se per incapacità o disinteresse non ci sia stato finora alcun momento di confronto, certo è che adesso la situazione è drammatica. I tempi saranno lunghi e il coronavirus aggiunge complicazioni alla criticità. Tempi lunghi significa che abbiamo tempo 75 giorni, dalla ricezione della loro lettera per ragionare sul mancato accordo e rimettere la questione nelle mani della Regione. Dove la proprietà o chi per lei non potrà esimersi dal presentarsi”.
Fine della storia quindi, anche se il calvario per 42 dipendenti è appena iniziato.




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