Attenzione: le risposte sono presentate secondo l'ordine alfabetico dei cognomi dei manager che hanno partecipato alla tavola rotonda. Domanda 1 Si pensava che con l'inizio del nuovo anno ci si potesse lasciare alle spalle la crisi. Numeri e sensazioni non sembrano però confermare questa ipotesi. Per il rapporto che avete con i vostri distributori associati quale è stato il trend del mercato nel primo bimestre del 2010? Quali settori hanno segnato performance negative e magari inattese e invece quali sono stati i segmenti che hanno lenito le pene dei grossisti? *** Claudio Albertini: "Il sell-out progressivo di febbraio, per il nostro gruppo, registra un -5,85 e marzo sembrerebbe essere sui medesimi livelli. Per quanto riguarda il sell-in, l'andamento attuale di alcuni importanti fornitori ancora non fa testo perché sconta le forzature di acquisto a fine anno o gli spostamenti di consegne a gennaio. Potremo avere una situazione più chiara solo dopo il primo trimestre. L'unico settore che vediamo tendenzialmente in crescita è quello dell'illuminazione e soprattutto delle lampade grazie soprattutto al bando delle lampade a incandescenza". *** Guido Barcella: "Onestamente era semplicemente una speranza che l'anno nuovo potesse segnare la fine della crisi e questo desiderio. Molti dicevano che nel 2010 avremmo assistito ad una crescita perché "peggio del 2009 non poteva andare". Noi, invece, prevedevamo che nel primo quadrimestre del 2010 avremmo vissuto i momenti più difficili e purtroppo i fatti ci stanno dando ragione. Se da un lato il 2010 veniva affrontato avendo già effettuato una riduzione dei costi aziendali, dall'altro si temeva che la mancanza di liquidità a tutti i livelli non avrebbe comunque permesso un recupero di fatturato. Il primo bimestre ha dunque confermato le nostre aspettative e quel leggero incremento delle vendite registrato nell'ambito del gruppo Elex è dovuto all'incremento dei prezzi del cavo e alle maggiori vendite di prodotti legati al fotovoltaico. Se, invece, si depura il fatturato da questi fattori, registriamo di fatto un ulteriore calo rispetto al 1° bimestre 2009. Va inoltre aggiunto che il calo è calmierato dagli aumenti di listino praticati da molti produttori; e che senza questi aumenti prezzi la situazione sarebbe ancora più preoccupante. Per quanto riguarda i vari segmenti, anche qui le speranze del mercato sono state deluse in quanto ci si augurava una ripresa del settore industriale, notoriamente il primo a dare segnali di recupero. Anche in questo caso, i prodotti legati all'automazione e agli impianti industriali registrano un ulteriore calo e, al contrario di quello che ci si poteva aspettare, il settore civile rimane ancora il segmento che sostiene il nostro mercato, grazie anche ad un leggero spostamento di quote verso i prodotti a più alto valore". *** Stefano Minali:" In effetti si pensava che dopo il -23% del primo bimestre 2009, questo inizio anno 2010 si presentasse in maniera diversa. Registriamo per contro un'ulteriore leggera flessione rispetto al negativo andamento dello scorso anno, il che significa che non siamo ancora assolutamente usciti da questa crisi, malgrado chi ci governa lanci ormai da mesi segnali di ottimismo. Questo ulteriore calo del sell-out è oltremodo preoccupante se si tiene conto del fatto che è in atto un recupero dei costi delle materie prime (mi riferisco ai cavi in particolare che hanno visto un aumento nell'ordine del 25% - 30%) e che i produttori hanno mediamente aumentato i listini del 4% - 5% . Ci si sarebbe quindi aspettati che queste due variabili potessero incidere positivamente sulla performance delle vendite, ma in realtà non è stato così. Non notiamo segmenti specifici che hanno perso di più o di meno, è il mercato in generale che si è appiattito, anche se abbiamo qualche segnale di un forte rallentamento della distribuzione elettrica, mentre il mondo dell'automazione sembra aver rallentato la propria caduta".
-------------------- Domanda 2 Nel corso del 2009 ci sono state chiusure di magazzini, cessioni di aziende, fusioni. La cassa integrazione ha in parte messo una toppa ai rischi di perdita di occupazione ma, secondo la Federazione, i posti persi sono già nell'ordine delle migliaia. La Cassa Integrazione è oltretutto un provvedimento solo transitorio; ritenete che ora sul mercato incomba l'ombra di licenziamenti ancora più massicci? Quale è la vostra opinione sul futuro dell'occupazione? *** Claudio Albertini: "Il 2010 sarà peggiore del 2009 soprattutto guardando questi aspetti. L'anno scorso la crisi ci ha colti impreparati ma le aziende hanno dato fondo alle loro riserve; ora le riserve sono finite e le insolvenze dei clienti stanno aumentando sensibilmente. Siamo tutti chiamati a un cambiamento vero e concreto, un cambiamento di mentalità, di visione e soprattutto di mercato. Dovremo essere capaci di puntare su nuove soluzioni e nuovi prodotti nell'ottica soprattutto del risparmio energetico, un settore in cui tutti possiamo ritagliarci, al momento, un nostro spazio importante". *** Guido Barcella: "Riteniamo che per la distribuzione non ci siano molti spazi per una ulteriore riduzione del personale e sottolineiamo che la distribuzione ha, in generale, una minore possibilità di riduzione dei costi rispetto alle industrie produttive. Per questo è difficile che si possa assistere ad un significativo aumento della disoccupazione nel canale della distribuzione di materiale elettrico anche se certamente esiste la possibilità di licenziamenti dovuti a chiusure, fallimenti e cessioni di aziende. Per contro, siamo convinti che anche nel caso di una ripresa del mercato, quest'ultima sarà molto lenta e difficilmente potremo registrare, nel breve, un aumento dell'occupazione". *** Stefano Minali:" E' vero, nel corso del 2009 si è visto un aumento di operazioni straordinarie; anche all'interno del nostro Consorzio ne sono avvenute. Tuttavia ritengo che "il bello" (per usare un eufemismo) debba ancora venire. Se le aziende di distribuzione sono riuscite ad affrontare il 2009, grazie all'abbrivio preso negli anni precedenti, cosa succederà nel 2010? Quando i volumi calano del 20% - 30% si deve prendere in conto il fatto che le aziende devono assumere una fisionomia diversa rispetto al passato e quante delle nostre aziende sono state o saranno in grado di adeguare i propri costi (già risicati) ai nuovi livelli di volume? Si rischia di avere strutture da "grossista" con fatturati da "terzista". A questo si deve aggiungere che la crisi finanziaria non si è minimamente arrestata, ma anzi si è acuita: il problema principale restano gli incassi. Se al calo di volumi si aggiunge qualche incidente sul recupero del credito, la situazione diverrà insostenibile, anche per la ridotta disponibilità da parte delle banche ad erogare finanziamenti. Quanto al problema dell'occupazione, basta guardare i telegiornali in questi giorni per comprendere cosa sta succedendo. Gli ammortizzatori sociali (per quanto prorogati di 6 mesi) sono strumenti temporanei; se la crisi ha portato con sé una riduzione così drastica dei volumi, i licenziamenti saranno all'ordine del giorno. Sì, mi aspetto una clima sociale pesante nei prossimi mesi e questo porterà con sé un calo dei consumi ed una probabile ulteriore flessione della domanda. Credo che sia un problema nazionale e che non riguarda solo il nostro comparto". -----------------
Domanda 3 Nonostante i dati preoccupanti le aziende produttrici continuano ad ostentare un difficilmente comprensibile ottimismo ed a richiedere ai distributori prestazioni. Quali sono le ricette per condividere nella maniera più equa lo stato attuale? *** Claudio Albertini: "Secondo la maggior parte dei produttori, abbiamo toccato il fondo e ora possiamo solo risalire. Per quanto ci riguarda potrà anche essere, ma non sono ancora chiari i tempi di questo recupero e soprattutto la direzione che insieme dovremo intraprendere. Fortunatamente da anni la distribuzione ha un osservatorio che gli permette di capire come si muove realmente il mercato, questa sarà l'unica bussola valida nel 2010". *** Guido Barcella: "Questo ottimismo riscontrato presso i produttori è fortemente legato al fatto che molti di essi hanno effettuato drastici tagli dei costi nel corso del 2009, arrivando in molti casi a registrare e anche a dichiarare miglioramenti nei margini. I produttori affrontano il 2010 con ottimismo anche perché, dopo il drastico calo nelle scorte dei distributori, sono convinti che anche a parità di venduto da parte del distributore, quest'ultimo sia costretto ad effettuare maggiori acquisti rispetto al 2009. Purtroppo, la riduzione dei magazzini dei distributori nel 2009 è stata imposta dalla necessità di reperire risorse finanziarie ed il netto incremento dei ritorni sui pagamenti registrato nel primo bimestre del 2010 fa pensare che la distribuzione non sia affatto in grado di sostenere un aumento degli ordini ai fornitori. Occorre, dunque, che i produttori comprendano questa difficoltà, evitando di ricercare aumenti di fatturato se non a fronte di una condivisione delle necessità finanziarie del grossista. *** Stefano Minali: "Segmentiamo il problema: occorre fare un'analisi del 2009 ed affrontare poi il 2010.
Per quanto attiene allo scorso anno, devo dire onestamente che l'attitudine dei produttori è stata in generale di comprensione della situazione e di rapporto stretto nella valutazione delle performance. Credo che i produttori abbiano capito l'importanza del de-stoccaggio per reperire risorse finanziarie, così come l'importanza dei premi che già in situazioni normali rappresentano nei bilanci dei produttori la differenza tra un bilancio in utile ed uno in perdita; figuriamoci in un anno disastroso come il 2009. Da parte nostra possiamo dire che abbiamo anche avuto riconoscenza del nostro modo di operare e del tentativo di portare avanti una strategia commerciale coerente con quanto abbiamo dichiarato: cambiare fornitori sarebbe stato facile, avremmo avuto solo benefici. Abbiamo preferito continuare nella nostra politica di partnership per mantenere salda la relazione e mantenere risultati nel lungo periodo.
Veniamo ora a quest'anno. Si sta cominciando a lavorare sull'impostazione dei contratti 2010 ed in effetti notiamo da parte dei produttori un atteggiamento che mira a richiedere performance in crescita, tenendo conto anche del de-stoccaggio avvenuto lo scorso anno. Noi consiglieremmo ai produttori, di valutare la situazione caso per caso, non insistendo soprattutto sulla performance "a tutti i costi" obbligando le aziende a gonfiare nuovamente i magazzini: in questa situazione di mercato e stante una crisi finanziaria ancora non risolta sarebbe oltremodo deleterio per tutti. Cerchiamo per contro di costruire un rapporto (vero!) di partnership cercando di individuare assieme le strade per aumentare la penetrazione. In sintesi cerchiamo di lavorare per premiare la qualità del lavoro svolto e delle azioni messe in atto. La crescita dei volumi verrà da sé o quanto meno si riusciranno a mantenere o meglio ad incrementare le quote di mercato. Voglio concludere lanciando un grido di allarme: stiamo assistendo ad una politica di spinta da parte di alcuni produttori che stanno lanciando campagne promozionali con extra sconti "fuori norma" che poi si riversano inevitabilmente sul mercato. Da parte nostra non possiamo che constatare che questa politica rischia di essere devastante per tutti: si privilegia chi ha disponibilità finanziarie immediate, permettendogli di gonfiare i magazzini che non possono che essere poi svuotati con una politica di prezzi al ribasso; si aggiunge al calo di volumi, un inevitabile calo di prezzi e conseguentemente di margini che sarà deleterio per tutti. Cerchiamo invece di mantenere inalterati gli equilibri del mercato, perché questa tendenza appare quanto mai pericolosa!". ---------------- Domanda 4 Il piano "casa" del Governo resta per ora sulla carta. Gli incentivi prima o poi finiranno. Quali sono le domande che la categoria della distribuzione può porre alla amministrazione e quali sono i suggerimenti che potrebbe fornire? *** Claudio Albertini: "Nel futuro, l'energia è un bene destinato a costare sempre di più, l'unico modo per risparmiare davvero non è solo quello di produrla ad un costo più basso ma quello di consumarne meno. A nostro avviso gli incentivi in questo settore non potranno essere cancellati, ma dovranno mirare soprattutto al contenimento generalizzato degli sprechi e delle inefficienze e non solo a produrre costose cattedrali (parchi solari e parchi eolici) ad esclusivo vantaggio di pochi speculatori". *** Guido Barcella: "I suggerimenti e le proposte rimangono quelle già individuate in passato dal comparto e si possono riassumere in: contributi per la "rottamazione" degli impianti elettrici e incentivazione alla messa norma dei vecchi impianti". *** Stefano Minali: "Che dire? Siamo il Paese dove leggi e regole non mancano. Purtroppo difettiamo molto nella loro applicazione concreta. La definizione del tanto conclamato "piano casa" ha a mio avviso generato una situazione opposta a quanto ci si attendeva: la gente è rimasta alla finestra aspettando di capirne di più e nulla è partito, anche perché le regioni non hanno in generale un atteggiamento costruttivo. Cosa chiederei? Semplicemente che ciò che già esiste venga finalmente applicato. Un esempio? Mettere in piedi un controllo efficace sugli impianti affinché la ex 46/90 diventi realtà su tutto il territorio nazionale e, magari, un piano di incentivazione verso il risparmio energetico e le tecnologie ad esso correlate, meno complicato e più calato sulle piccole cose concrete che ogni cittadino può facilmente mettere in atto. Infine una breve considerazione sui pagamenti: la direttiva 2000/35/CE disciplina i tempi di pagamento ponendo condizioni molto stringenti. Il decreto legislativo 231 del 2002 che lo recepisce, come al solito all'italiana, ne allarga le maglie, mentre in altri Paesi tutti i pagamenti sono stati portati a 60 giorni. Forse anche all'interno del nostro comparto sarebbe opportuno che si rivedessero certe modalità di comportamento che mirano ad aumentare i termini di pagamento per incrementare il fatturato". *** |