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29 Marzo 2015Esclusiva: parla Ulrich Liedtke, l'uomo Wurth nel cda MEF
intervista realizzata da Giancarlo Emanuel a Firenze il 25 marzo 2015 diritti riservati, vietata la riproduzione anche parziale e anche citando la fonte Signor Liedtke quando ha sentito per la prima volta il nome MEF? "Due anni fa da un amico". E prima di MEF ha conosciuto nomi di altri grossisti italiani? "Siamo una società molto strutturata; possediamo un enorme portfolio con analisi, classificazioni. Questo lavoro ci consente di avere idee su possibili business. Deve però essere chiaro che non guardiamo solo alla qualità delle società, ma anche all'impegno a lungo termine della dirigenza: e ci sono poche aziende che soddisfano questi criteri. Sono le più difficili da trovare".Quando avete iniziato a parlare con MEF? In Italia le voci hanno cominciato a circolare la scorsa estate! "Un anno e mezzo fa circa. E' stato un processo lungo; avevamo bisogno di capire quello che ciascuno voleva; dovevamo elaborare un'idea di partnership; e comunque parlare non sempre vuole dire fare affari. Il primo impegno è stato chiarire la reciproca visione del cambiamento del mercato. E abbiamo scoperto di avere la stessa".Che cosa cercava Wurth? "In termini tecnici cercavamo una azienda che potesse essere una solida base per una futura espansione graduale; doveva essere il giusto compromesso tra una buona reputazione sul mercato e l'impegno per instaurare una collaborazione duratura nel tempo".Wurth è solita fare lo stesso anche in altri Paesi? "Lasciamo alle aziende che acquisiamo il loro spirito, la propria serie di valori. Lasciamo ai proprietari lo spazio naturale per sviluppare l'attività commerciale". Avete scelto di fare business con un gruppo in Toscana, a Firenze: un bel posto, ma il cuore del business in Italia è Milano con la Lombardia... "A noi interessava un inizio eccellente e non un luogo particolare. MEF è un leader di mercato nelle proprie zone. Abbiamo capito che il successo di MEF sta nella forte presenza regionale: sulla quale si può fare opera di consolidamento, ma anche di costruzione o creazione di forti competenze. Quindi consolideremo, rafforzeremo e poi moltiplicheremo".Quale percentuale di MEF appartiene a Wurth, si dice il 65 per cento? "E' stato un sostanziale investimento. La maggioranza dell'azienda. La governance della quale resta tale e quale a prima".Dei sette componenti del cda solo uno proviene da Wurth? "Sì, sono diventato il quinto fratello. Ora in Italia sono uno dei cinque componenti di una nuova famiglia. Era un concetto per me finora sconosciuto, vedremo".Cosa vuole fare Wurth in Italia? "Dai tanti discorsi fin qui fatti abbiamo capito che dobbiamo puntare su una maggiore forza della logistica. Il magazzino sarà il segreto per rafforzare aree chiave. Abbiamo individuato un business case molto concorrenziale e vorremmo perseguirlo".Da quando si è cominciato a parlare del matrimonio MEF-Wurth, sono iniziate a circolare voci su altri possibili matrimoni in Italia. Tanti. C'è del vero? "Se lei rimanesse vicino a me per qualche minuto in più vedrebbe quanta gente mi conosce. Io ho un passato lavorativo in Italia, con Siemens. E comunque ho conosciuto molti distributori con i quali sono in ottimi rapporti. A Roma, per esempio, all'evento EUEW sono stato sul palco con l'ingegnere Ferrari e il cavalier Bosatelli. Ci piace parlare con tutti perché così possiamo far crescere un modello vincente, convincente e che ci differenzi. Chi cerca valori e nuovi modelli trova in noi gente sempre disposta a parlare. E sia chiaro che il modello non è il denaro"In futuro altre aziende italiane diventeranno parte di Wurth? "Siamo cinque fratelli e dunque dobbiamo parlare".In che modo potrebbe accadere? "Ripeto, se ne deve parlare; ma la velocità della nostra espansione dipende anche dai potenziali nuovi partner. Non abbiamo fretta".Ma eventuali nuovi acquisti saranno firmati MEF o Wurth? "Discuteremo tra di noi per decidere quale sarà la cosa migliore. Ora posso solo dire che se troviamo potenziali partner che volessero essere integrati in MEF dovremo cercare la giusta soluzione, equilibrata. Ricordatevi che siamo cinque fratelli".E' un futuro prossimo o distante? "Se parliamo di velocità, parliamo di un futuro a medio termine. Le nostre mani sono piene di progetti e non vogliamo che il team eccellente di persone che ci lavora si bruci perché abbiano troppa carne sul fuoco. In ogni caso dobbiamo ricordare che non siamo soli: c'è il mercato. Siamo però sicuramente nella posizione di cogliere le opportunità man mano che si presentano. Se sapremo che c'è qualcosa di sostanziale che può accadere entreremo in gioco. Ma sia altrettanto chiaro che se da un lato non ci tiriamo indietro dall'altro non stiamo dando la caccia al business. Prima di tutto dobbiamo essere convincenti, facendo capire e vivere il modello ai nostri collaboratori. Quando ci saremo riusciti saremo nella posizione ideale per compiere grandi passi".Nello scontro tra Sonepar e Rexel qual è il ruolo di Wurth? "Difficile confrontarci. Siamo una impresa a carattere famigliare, ma siamo disegnati e concepiti per essere un attore europeo. Lo scenario degli altri è il mondo".Quindi voi siete il terzo attore? "Noi vogliamo essere europei e siamo fiduciosi delle nostre competenze, giuste per gestire il variegato panorama europeo. Ci piace farlo". Per finire, la Fiorentina diventerà la squadra di calcio del suo cuore? "A me piace il basket. E il Bamberg, la squadra della mia città: è competitivo nei confronti del Bayern. Se invece dobbiamo metterla sul calcio tifo per il BvB, cioè il Borussia Dortmund".
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